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fiori selvatici

PER FARE UN ALBERO CI VUOLE UN FIORE

''Leย  cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa ascoltare''.

Benvenuto in ''Per fare un albero ci vuole un fiore'', un progetto che nasce dall'incontro tra la passione per la letteratura e l'amore per l'arte di Mariarita e l'occhio sensibile e osservatore di Andreana. Ricco di contenuti interessanti ed esclusivi, il blog vuole essere uno scrigno dove gettare e condividere i nostri "lampi di mania."  Ci auguriamo che "Per fare un albero ci vuole un fiore" possa accendere anche la tua passione. 

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Xenia: ti regalo l'eternitร 


Il fragile corpo, ๐‘–๐‘š๐‘๐‘Ÿ๐‘–๐‘”๐‘–๐‘œ๐‘›๐‘Ž๐‘ก๐‘œ ๐‘ก๐‘Ÿ๐‘Ž ๐‘๐‘’๐‘›๐‘‘๐‘’ ๐‘’ ๐‘”๐‘’๐‘ ๐‘ ๐‘–, ha ceduto per sempre: Drusilla รจ andata via. Nessuna consolazione puรฒ giungere all'uomo che tanto l'ha amata, nemmeno quella di una salvezza nell' oltrecielo.

Nelle sue raccolte ci sono epifanie, prodigi e perfino una donna angelo, eppure Eugenio Montale nella dimensione ultraterrena non ci ha mai creduto.

L'essenza di Drusilla non poteva, perรฒ, andar perduta per sempre; la donna, la sua donna doveva continuare a vivere, almeno dentro la voce poetica. Una voce che, dopo un silenzio durato dieci anni, dirompeva e spiazzava i lettori per il suo inedito tono intimo, colloquiale, prosastico.


Non si trattava soltanto dell'urgenza del ricordo, della necessitร  di trattenere ancora a sรฉ un amore destinato a sbriciolarsi, una volta usurati i fili della memoria.

Era ricompensa, offerta, celebrazione.

Montale sentiva di dover restituire alla donna l'amore di cui l'aveva riempito sopportando le lacerazioni dell' infedeltร .

Soprattutto, doveva renderle grazie per quel coraggio che ella gli aveva infuso, nel corso di tutta una vita, spingendolo ad andare, sempre e comunque, nonostante i drammi della storia, nonostante la coscienza che alle sue spalle vi fosse il nulla.

Quale dono migliore della poesia avrebbe potuto offrire lui, che aveva dedicato la sua intera esistenza alle lettere?




Nascevano cosรฌ i 28 componimenti di Xenia (piรน precisamente le sezioni Xenia I e Xenia II, raccolte in Satura).

รˆ un termine greco che indica i doni inviati a qualcuno che si รจ ricevuto come ospite; Drusilla, infatti, era ospite che abitava, anzi troneggiava nei giorni e nel cuore del poeta.

Montale instaura un dialogo tenerissimo con la donna, compagna d'una vita, scomparsa appena un anno dopo il loro matrimonio.

A lei si rivolge col ''tu'', come se fosse ancora accanto a lui, tangibile, concreta, terrena, come se la sua presenza lo accompagnasse in ogni momento della quotidianitร .

Di verso in verso, il poeta tratteggia e restituisce il ritratto della sua donna: era un piccolo insetto o piรน semplicemente Mosca, il nomignolo che affettuosamente lui e gli amici le avevano affibbiato per via delle grosse e spesse lenti che indossava. Sembrava agli occhi altrui smarrita nel blabla della societร , zimbello, fragile a causa della malattia alle ossa che la consumava, ma non era affatto questa la realtร .

Paradossalmente proprio lei ch'era miope vedeva meglio, anche al buio e, perciรฒ, orientava col suo senso infallibile e col suo radar da pipistrello il cammino del poeta.

Lei, cosรฌ saggia e giudiziosa, che aveva mordicchiato il mondo in dosi omeopatiche, sapeva che il moto non รจ diverso dalla stasi, che il vuoto รจ il pieno e il sereno รจ la piรน diffusa delle nubi; non le importava della vita, della vanitร , nรฉ tanto meno delle cancrene universali che trasformano gli uomini in lupi.

Nei versi rimbombano fragorose le risate di Mosca, che avevano riempito con la loro sonoritร  gli spazi domestici della loro intimitร  e che persistono indimenticabili nella mente di chi resta.




Ma, piรน di tutto, in un mondo che si reggeva a stento sulle rovine della guerra e del dopoguerra, nel fango indistinto della mercificazione, Mosca era stata per Montale punto d'appoggio per non precipitare. Dandole il braccio, egli era in grado di scendere ๐‘ข๐‘› ๐‘š๐‘–๐‘™๐‘–๐‘œ๐‘›๐‘’ ๐‘‘๐‘– ๐‘ ๐‘๐‘Ž๐‘™๐‘’. รˆ questa, come scrive Saba nella sua poesia ''Vecchio e giovane'', ๐‘ข๐‘›๐‘Ž ๐‘‘๐‘’๐‘™๐‘™๐‘’ ๐‘๐‘œ๐‘ ๐‘’ ๐‘โ„Ž๐‘’ ๐‘›๐‘’๐‘™ ๐‘๐‘ข๐‘œ๐‘Ÿ๐‘’ ๐‘™๐‘Ž๐‘ ๐‘๐‘–๐‘Ž๐‘›๐‘œ ๐‘ข๐‘›'๐‘–๐‘š๐‘๐‘Ÿ๐‘œ๐‘›๐‘ก๐‘Ž ๐‘‘๐‘œ๐‘™๐‘๐‘’: regolare il proprio passo a quello dell'altro.

Beati quegli innamorati che riescono a camminare insieme, allo stesso ritmo, con la stessa andatura, anche quando le strade sono sterrate o le scarpe troppo strette. Essi hanno saputo smussare i loro angoli per giungere ad un incastro perfetto!


Montale aveva conosciuto l'amore piรน forte e intenso che un essere umano possa provare e, ora che l'aveva perso, avvertiva il vuoto ad ogni passo. Un vuoto abissale, profondo, estenuante che, talvolta, nella solitudine dello studio, cercava di colmare con un fischio.


Avevamo studiato per l'aldilร 
un fischio, un segno di riconoscimento.
Mi provo a modularlo nella speranza
che tutti siamo giร  morti senza saperlo.

Era il loro legame ultimo, il loro gesto o, meglio, suono di intesa per riconoscersi e ritrovarsi quando sarebbero stati distanti, separati dall'inevitabilitร  della morte.

รˆ l'ultimo e sofferto tentativo di un uomo di riavere la sua amata, fosse anche in un solo gesto o in una sola abitudine.






ยฉ RIPRODUZIONE RISERVATA



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1 Comment


terrycastaldo
terrycastaldo
Dec 22, 2020

Stupendo โš˜๐ŸŒบ. Un inno straordinario all'amore eterno...

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