Thriller Psicologico: illusioni e realtà
- Andreana Caruso
- 5 ott 2020
- Tempo di lettura: 3 min
- Quel giorno stavo parlando con Adrian. Mi stava raccontando di come fosse andato l’esame, del professore che gli aveva chiesto proprio quella cosa che non aveva studiato e, alla fine, era riuscito comunque a prendere 18. Voleva festeggiare. Mi aveva invitato a prendere uno spritz all’oltremondo insieme agli altri, ma non mi andava e avevo inventato che dovevo tornare a casa per fare delle commissioni con mia madre.
Adrian mi piaceva, e pure tanto. Ma non lo capiva. Mi aveva invitato, come un’amica qualsiasi, a festeggiare per il suo schifoso 18. E così, sono tornata a casa, e per distrarmi mi sono messa a leggere “Viva la vida!”. Me lo aveva prestato Chiara. Lei diceva che, in quella versione, ci fossero un sacco di errori di stampa ma io sinceramente non li notavo, eppure ero concentrata.
- Ero andato nel cortile dell’università alle 14:30 in punto, perché Gina a quell’ora era sempre lì. Terminava il corso e correva a mangiare un panino. Avevo inventato la scusa dell’esame di Marco per poterle parlare. Ma era strana… Non mi piaceva così. Non mi dava nemmeno il tempo di terminare le frasi che mi anticipava completandole, poi non so… Sembrava avesse i pensieri da un’altra parte. Dovevo fargli proprio schifo, pensai.

Questi sono dei brevi estratti di tante storie che mi vengono raccontate.
Adrian e Gina vivevano gli stessi istanti ma ognuno riportava i fatti con una diversa chiave di lettura e, talvolta, questi venivano totalmente stravolti, anche nel resoconto della loro manifestazione esteriore. Ho conosciuto prima Gina; era venuta qui perché le sembrava di non avere più il controllo degli eventi. Poi ho voluto parlare anche con Adrian, e così, piano piano, sono riuscito a qualificare quello che stava accadendo: illusioni affettive e pareidolia.
Accade spesso che i sentimenti e le emozioni, positive o negative che siano, prendano il sopravvento sulla nostra ragione, trasportando lentamente il nostro IO in un mondo parallelo, in cui le mura sono fatte dell’idea che ci siamo costruiti. In questo -mondo altro- non esiste cemento, ogni nuvola ha la forma dei nostri pensieri e l’unica fortezza è la nostra volontà: quella che ci fa essere convinti di ciò che stiamo vivendo. Un’illusione può essere causata da semplice disattenzione e compensata da tendenza al completamento, come accadeva a Gina quando non riusciva a vedere gli errori di stampa o quando completava le frasi di Adrian: nel suo mondo di illusione la sua casa aveva la sfiducia come tetto e l’abbandono come porta.

Le illusioni sono il frutto dell’alterazione di quel processo psichico della nostra mente, che opera la sintesi dei dati sensoriali in forme dotate di significato. Ebbene, in questo normale processo mentale, in caso di pareidolia, si inserisce “la fantasia”. Accade, infatti, che di fronte a delle situazioni ambigue, utilizzando immagini interne alla nostra stessa psiche, la mente elabora in modo chimerico lo stimolo ricevuto, alterando il reale significato. Gina raccontava che l’esame era stato svolto da Adrian.
Nel corso dell’infanzia e della giovinezza è abbastanza normale costruirsi delle illusioni, che, di norma, finiscono poi nell’età della maturità [Finiscono?], per lasciare il posto ad un modo di vedere ed affrontare la vita più consapevole, razionale e realistico.
Rompere le illusioni e consentire a noi stessi il passaggio al mondo reale non è affatto semplice. È un percorso molto doloroso ma che condurrà il nostro IO di fronte alla nostra anima. Tuttavia, alcuni studiosi giapponesi hanno dimostrato che una piccola dose di illusioni sia funzionale per il benessere psicologico della persona: la “teoria del realismo depressivo” afferma, infatti, che se dovessimo essere troppo consapevoli dei nostri limiti inevitabilmente il nostro umore subirebbe una deflessione.
Potremmo riprendere una vecchia e nota immagine della vita, e affermare che essa è come un pendolo che oscilla…tra le illusioni e la realtà; è un continuo viaggio per ritornare a se stessi.
A te è mai capitato di fermarti a bere, lungo la strada del tuo viaggio, e perderti in un ricordo passato?
Quel dolore che senti quando finisce la birra, il fuoco si spegne e le stelle scompaiono. È l’urto del passaggio tra un’illusione e la realtà.
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Non sono una psicologa ma mentre scrivevo ho immaginato di esserlo, per un attimo ho vissuto questa bugia.

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Fonti:
www.psicologico.eu
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