La Democrazia: il passaporto del tempo.
- castellialfonso19
- 15 giu 2020
- Tempo di lettura: 3 min
“Democrazia: Forma di governo in cui il potere risiede nel popolo, che esercita la sua sovranità attraverso istituti politici diversi”: questa è la definizione che troviamo cercando la parola “democrazia” sull’enciclopedia Treccani, navigando comodamente su Google dai nostri smartphones.
E sappiamo bene dove questa forma di governo così antica e, al contempo, così moderna, ha avuto origine: nella Grecia Antica, più precisamente nell’agorà della polis di Atene.
Dalla partecipazione alle assemblee dei cittadini, adulti e di sesso maschile, che plasmavano, a maggioranza, l’idea di “governo del popolo” in quella che sembrava essere la sua più alta e nobile forma. E con sprezzo supremo verso gli astensionisti, gli indifferenti:
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Così asseriva Pericle, riferendosi a tutti coloro che non avevano riguardo della vita pubblica.
Erano, appunto, gli idioti (ἰδιώτης, idiotes), di allora e di ora, guidati dai propri interessi particolari ed insensibili verso il destino comune, la sorte di tutti, il bene più grande.

Come è ovvio, l’originaria democrazia ateniese si è evoluta nei secoli, affinandosi in forme partecipative sempre più diverse e a volte sempre più complicate e intricate. Ma con un denominatore comune: il rispetto della sovranità popolare, in qualsiasi modo sia essa esercitata.
Eppure, la sovranità popolare è dovuta passare sotto le più svariate “forche caudine”, prima di confermarsi più forte che mai nelle odierne democrazie costituzionali, imperniate su Carte Costituzionali tanto moderne quanto rigide, a salvaguardia di quei diritti fondamentali di cui nessun uomo o donna può fare a meno per definirsi tale.
Per avere la dignità di essere umano indifferentemente dalla razza, dalla religione, dal credo politico, dall’orientamento sessuale.
Novant’anni fa si addensarono le ombre più tetre sul governo del popolo: i totalitarismi annullarono la democrazia, facendola, in qualche modo, sconfinare nell’oclocrazia, anch’essa di memoria greca antica.
Nell’oclocrazia, degenerazione della democrazia, la massa diventava strumento nelle mani dei demagoghi che la compiacevano, rendendola non più un insieme di persone libere e propense al confronto acceso, bensì corrotte ed inermi.
Quel periodo è stato faticosamente e dolorosamente superato, per merito di grandi uomini che riscattarono i propri popoli combattendo “per dignità, non per odio”.
E, tuttavia, il pericolo è sempre dietro l’angolo:
Finché sopravvivono cittadini che hanno sperimentato la tracotanza e la violenza [...], essi stimano più di ogni altra cosa l'uguaglianza di diritti e la libertà di parola; ma quando subentrano al potere dei giovani e la democrazia viene trasmessa ai figli dei figli di questi, non tenendo più in gran conto, a causa dell'abitudine, l'uguaglianza e la libertà di parola, cercano di prevalere sulla maggioranza; in tale colpa incorrono soprattutto i più ricchi. Desiderosi dunque di preminenza, non potendola ottenere con i propri meriti e le proprie virtù, dilapidano le loro sostanze per accattivarsi la moltitudine, allettandola in tutti i modi. Quando sono riusciti, con la loro stolta avidità di potere, a rendere il popolo corrotto e avido di doni, la democrazia viene abolita e si trasforma in violenta demagogia
Così scriveva Polibio nelle sue “Storie”.
E questo ogni buon cittadino di qualsiasi Stato democratico dovrebbe tenere a mente, sempre.
Del resto, è pur sempre meglio la più sgangherata delle democrazie rispetto alla migliore e più efficiente delle dittature.
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Riferimenti
Democrazia: www.treccani.it
Pericle: https://www.youtube.com/watch?v=yV3qNbmuOxE; http://www.sapere.it/enciclopedia/P%C3%A8ricle.html
Polibio: "Storie"
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