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PER FARE UN ALBERO CI VUOLE UN FIORE

''Le  cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa ascoltare''.

Benvenuto in ''Per fare un albero ci vuole un fiore'', un progetto che nasce dall'incontro tra la passione per la letteratura e l'amore per l'arte di Mariarita e l'occhio sensibile e osservatore di Andreana. Ricco di contenuti interessanti ed esclusivi, il blog vuole essere uno scrigno dove gettare e condividere i nostri "lampi di mania."  Ci auguriamo che "Per fare un albero ci vuole un fiore" possa accendere anche la tua passione. 

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Siamo chi siamo

Che parola semplice... è facile da pronunciare, viene fuori dalle labbra quasi automaticamente: i-den-ti-tà
Cosa vuol dire? Io non lo so. A volte credo che per non metterla in discussione dovrei rimanere chiuso da solo in una stanza... altrimenti la perdo subito! Esco per strada e mi trovo in mezzo al mondo, non va bene!


Dentro l'involucro di un significante limpido e inappuntabile, la parola identità cela una somma di significati, spesso velati e intricati. Scoprirne il senso autentico, intimo risulta impresa ardua.

Cos’è davvero l’identità?

Essa potrebbe avere a che fare con il principio di non contraddizione: se siamo una cosa, non possiamo, al contempo, esserne un’altra. Ma questa definizione da ''logica aristotelica'' suona alquanto scontata, fin troppo razionale e schematica per rendere conto del valore inestimabile della complessità umana; per esprimere le infinite sfaccettature che ci irradiano.

Noi uomini abbiamo una peculiarità intrinseca: siamo capaci di essere una cosa ed il suo esatto opposto, pur rimanendo coerenti con noi stessi. Ma non solo, il confronto con l'altro, con il mondo, con il diverso, ci induce ogni volta a mettere in discussione quella che pensavamo fosse la nostra identità, quelle che ritenevamo essere le nostre convinzioni, le nostre granitiche certezze.




Ci attacchiamo spesso alla nostra identità territoriale, per provare a non smarrire l’appartenenza, il senso di chi siamo.

Dobbiamo pur partire da qualcosa, e allora cominciamo dalla cosa più immediata, più semplice. Siamo, in primis, italiani; poi campani, lombardi, piemontesi. Siamo della nostra città e, nelle nostre vene scorrono usi, riti, abitudini. Parliamo un determinato dialetto, ci nutriamo di piatti particolari ed unici; siamo, insomma, parte di una tradizione.

La consapevolezza di appartenere ad una comunità, ad un qualcosa di più grande, consente l'approdo ad una scoperta fondamentale. Realizziamo, infatti, che la nostra individualità, la nostra identità, il nostro ''io'' non può prescindere dal “noi”.



Un' ''io'', ed un ''noi'' che si costruiscono lentamente, attraverso le stagioni della vita e della storia. Ed ecco un altro nemico dell’identità: il tempo. Più passa, più la percezione di noi stessi cambia, diventa diversa, più consapevole e matura. Siamo sicuri che eravamo quello che pensavamo di essere? Lo scorrere del tempo sembra scandire il flusso delle nostre trasformazioni: continuamente diventiamo altro, cambiamo identità.


Quante volte, riguardando vecchie foto, vecchi ricordi, ci siamo detti, sorridendo: “Ma quello lì ero davvero io?”.

Noi diversi, noi uguali. Noi che smarriamo le certezze.

Chi siamo noi? Siamo le nostre esperienze, il nostro vissuto. Siamo il nostro coraggio di cambiare e di adattarci per sopravvivere.

Ma, soprattutto, siamo quelle due o tre cose che abbiamo scelto- più o meno consapevolmente- di far rimanere con noi per sempre e che, spesso, sono proprio quelle che i nostri cari ci hanno trasmesso da bambini, mentre eravamo impegnati a fare altro, a vedere il mondo come un grande parco giochi, come una realtà da scoprire ma sempre distaccata da noi.

Per costruire un’identità una vita intera non basta, forse. Per non costruirla per nulla basta non aprirsi mai.


© Riproduzione Riservata

Fonti:

Poesia di ROBERTO CARLOS GERBOLES- Identità.

L'Avvelenata- Francesco Guccini

 
 
 

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