La rivoluzionarietà dell'affetto
- Mariarita Astolfi
- 9 mar 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Tra le solitudini disincantate e le fatue chimere dell'oggi, in mezzo alla camaleontica orda di chi s'azzuffa per tagliar per primo il suo traguardo, dietro ai flash che catturano frammenti illogici e sorrisi menzogneri, affermare la sincerità degli affetti e dei sentimenti più profondi e più umani pare un gesto rivoluzionario. Capita, però, che nel traffico dell'esistenza due anime si riconoscano simili e si scelgano. E continuino a farlo ogni giorno, ancora.
Dire ''ancora'', nell'epoca in cui quasi tutto è ridotto all'osso di una frenetica provvisorietà e di un subdolo opportunismo, è un atto di intelligenza.
Dire ''ancora'' quando, inevitabilmente, le vite si separano ed ognuno insegue la sua strada, i suoi sogni è un atto di coraggio.
Dire ''ancora'' nonostante le quotidiane metamorfosi, i contrasti, le idiosincrasie è un atto di forza e non solo: è un dono raro.
''Come si può viverla una vita che non riposi sull'affetto ricambiato di un amico? Che c'è di più dolce dell'avere qualcuno col quale tu non esiti a parlare come con te stesso?'', così si legge nel De Amicitia.
Cicerone lascia ai suoi lettori un messaggio intramontabile: l'amicizia è cardine irrinunciabile della vita di ogni individuo. Senza affetti nessuna casa sarebbe tanto solida, nessuna città tanto sicura da non farsi sconvolgere nelle sue fondamenta da odi e discordie. Privarsi dell'amicizia equivale a rinunciare al sole, il dono più grande e più bello che gli dei abbiano fatto agli uomini. L'uomo, aggiunge l'autore, è alla perenne ricerca di un altro essere, la cui anima egli possa fondere con la sua, in maniera da fare di due esseri uno solo.
Un amico vero è, dunque, un altro se stesso. E' uno specchio in cui riflettersi e riconoscersi. Amicizia è empatia. Amicizia è cogliere negli occhi dell'altro lo sfolgorio dei tuoi stessi lampi di mania.
''L'amicizia ha le sue radici nella natura stessa dell'uomo''. Contrariamente a quanto avrebbe sostenuto secoli dopo Hobbes, e cioè che l'uomo non cerca amici, ma si avvinghia ai suoi simili per mero interesse, Cicerone, più vicino alla concezione aristotelica, considera l'amicizia come componente fondamentale dello stato di natura umano.
Primigenio, fondativo, naturale e istintivo, questo sentimento ha un'origine nobile: non nasce dalla debolezza, dal calcolo, dal bisogno ma ''da una inclinazione dell'animo congiunta con una certa volontà di amore''.
''Quale vantaggio puoi trovare tanto grande nella prosperità se non hai qualcuno che ne goda come tu stesso ne godi? E poi la sventura sarebbe difficile a sopportarsi senza un amico che ne soffrisse anche più di te''.
Amicizia è condivisione. Essa, però, non s'incarna soltanto nelle immagini alquanto banali di ''una spalla su cui piangere'' o ''di una mano tesa ad afferrare la tua mentre ti trovi sull'orlo del precipizio''. Amicizia è fare del successo, delle vittorie dell'altro, motivo di felicità per sè stessi. Una felicità pura, incontaminata, onesta. L'amicizia non è mai molesta, mai intempestiva:dovunque tu vada, la trovi; da nessun luogo essa è esclusa.
Insieme, fianco a fianco, non solo nel baratro ma anche e soprattutto sulle vette più elevate.
Bellissimo! Il senso dell'amicizia è proprio la condivisione non solo dei momenti bui, ma anche dei momenti di luce! Complimenti per la scrittura e per la tematica trattata 💜.