top of page
fiori selvatici

PER FARE UN ALBERO CI VUOLE UN FIORE

''Le  cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa ascoltare''.

Benvenuto in ''Per fare un albero ci vuole un fiore'', un progetto che nasce dall'incontro tra la passione per la letteratura e l'amore per l'arte di Mariarita e l'occhio sensibile e osservatore di Andreana. Ricco di contenuti interessanti ed esclusivi, il blog vuole essere uno scrigno dove gettare e condividere i nostri "lampi di mania."  Ci auguriamo che "Per fare un albero ci vuole un fiore" possa accendere anche la tua passione. 

Home: Benvenuto
Home: Blog2

Il tuo modulo è stato inviato!

Home: Contatti

La Mafia: la più resistente delle Pandemie

Secondo la logica classica, da Aristotele a Kant, uno dei pochi principi indiscutibili del sapere umano sarebbe il principio di non-contraddizione: è impossibile affermare una cosa e negarla, nello stesso momento e dallo stesso punto di vista.Da Hegel ai nostri giorni non sono mancati, però, i pensatori che hanno provato a contestare la solida evidenza di questa norma suprema e che hanno elaborato delle logiche alternative. Se si vuole dar credito a uno di quei racconti popolari che, seppur non attendibili storicamente sono comunque istruttivi per verosimiglianza, i mafiosi hanno imparato a confutare Aristotele prima di molti logici contemporanei.

Infatti, si narra che uno di loro, alla domanda del pubblico ministero se fosse uscito all'alba con un’arma a tracolla, avrebbe risposto: “Sì, dottore”. Ma alla stessa domanda, posta immediatamente prima dall'avvocato difensore, egli aveva dichiarato: “No, avvocato”. A questo punto il presidente del tribunale, visibilmente agitato, obietta: “Non ci prenda in giro! O era armato o non era armato, signor Tinnirello!”. Al che l’imputato: '' E chi lo nega? Ha ragione anche lei, signor giudice”.


Se ci chiedessero di redigere l' elenco delle nostre priorità, molto probabilmente al primo posto collocheremmo “la salute”, e, di conseguenza, il concetto di vita. La vita è il bene più prezioso perché senza di essa niente potrebbe più avere forma.

Niente tranne le idee. L’unica cosa che può essere contagiosa senza neppure il contatto.

Quando un esercito di germi invade il pianeta, quando una matassa sconosciuta comincia ad impadronirsi dei corpi, la scienza prova a salvare tutti. Sperimenta ogni cura, ogni medicinale per non perdere le vite innocenti che quel malessere, appena comparso sulla scena, ha deciso di stroncare. Prova. Tenta e ritenta. Lotta. Rischia. Eppure, la lotta comincia a mietere le prime vittime; esse vanno via prima ancora che si trovi l’antidoto.

Dolore, pianti, indignazione per un male ingiusto. Un male che gratuitamente compare sulla terra e ad essa dichiara guerra.

- La malattia la combattono i medici e finché non ci tocca non è affar nostro. Ci dispiace per l’amico, per l’amico dell’amico, per l’amico dell’amico dell’amico ma alla fine, noi che possiamo fare? -

E cosi, “Come una malattia, come una sfortuna, come un'anestesia, come un'abitudine”, anche la mafia uccide, con lo stesso identico iter .

Uccide invadendo i tuoi pensieri e la tua cultura. Uccide perché non vuole cura né premura.

Toglie la vita dopo averti ingannato che potevi averne una migliore. Priva l’uomo del bene più essenziale. Da forma ai tuoi bisogni quando disperato non hai più sogni. Niente resta, ma le idee… quelle “camminano sui passi degli uomini

Il 21 Marzo, equinozio di Primavera, Libera celebra la Giornata della Memoria e dell’impegno.

L'iniziativa nasce dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sente pronunciare mai il suo nome. Un dolore che diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata.

Pandemica, la Mafia sparge dolore da nord a sud del mondo.

Joe Petrosino fu assassinato nel 1909. A tredici anni era emigrato con i genitori in America, dall'Italia meridionale. Ben presto fu accettato in Polizia. A fine Ottocento, infatti, la polizia statunitense sembrava incapace di controllare le bande criminali italiane, anche per difetto di comprensione della lingua e dei costumi degli immigrati. Joe conosceva bene i costumi e i dialetti italiani e fece arrestare più di 500 criminali. Ogni volta in cui si verificava un crimine i comandanti esclamavano:“Mandate a chiamare il Guappo”. Messo a capo di una squadra, fu mandato in missione a Palermo, per scoprire complicità dei mafiosi con le famiglie oltreoceano. A tradire Joe Petrosino furono alti funzionari dello Stato che rivelarono ai giornali la natura della sua missione. A New York si contarono 250.000 persone dietro la sua bara.

Paolo Giorgetti, il 9 novembre 1978, all'età di 16 anni, veniva rapito mentre percorreva la strada per arrivare al liceo Marie curie di Meda (Milano). Frequentava la terza B, scientifico. La sua unica colpa era quella di appartenere a una famiglia benestante di mobilieri e di essere nato negli anni in cui i sequestri di persona si contavano a decine. Fu ritrovato morto dentro un’auto che stava bruciando.

Michele Gaglione era una guardia penitenziaria, ma prima ancora, un giovane marito e padre di un bambino di appena 1 anno. Fu ucciso da una camorra che premeva a caso il grilletto contro chiunque svolgesse il proprio lavoro in ossequio alla legge e alle regole del “carcere duro”. Era il 1992 e la camorra uccideva Michele mentre tornava ad Avella (Avellino), a casa dalla sua giovane famiglia.

Vittorio Rega, giovanissimo geometra di Baiano ( Avellino),fu una vittima innocente della sanguinosa faida che contrappose per anni i due clan camorristici di Marcianise, i Belforte, noti come “Mazzacane”, e i Piccolo, soprannominati “Quaqquarone”. I sicari del clan Belforte spararono contro l’auto aziendale alla cui guida quel giorno vi era Vittorio, invece di Giovanbattista Tartaglione, storico affiliato del clan Piccolo. Era il 1996 e Vittorio desiderava solo, dopo aver trovato lavoro, crearsi una famiglia.

Gelsomina Verde è una ragazza di Scampia ( Napoli), di ventidue anni. Lavora in una pelletteria e fa volontariato. Anche con i detenuti. Ha una storia con Gennaro Notturno, che, dopo i primi reati, entra a far parte della Camorra. Gelsomina lo lascia e dopo qualche anno si ritrova ugualmente coinvolta nella faida scoppiata, a causa dello spaccio di droga, tra i “Di Lauro” e gli “Scissionisti”. Ugo De Lucia, conosciuto come “'O mostro”, la manda a chiamare chiedendo di rivelargli dove sia scappato Gennaro ma Gelsomina non lo sa. Dopo essere stata riempita di pugni e calci, Gelsomina muore con 3 colpi di pistola e il suo corpo viene bruciato nella sua Fiat Seicento. Napoli 2004.

Il mio cognome era il nome di un colore: Verde, il mio nome invece quello di un fiore: Gelsomina. Ma per gli amici ero Mina.

...

Se la Mafia non avesse soldi, se non avesse ingegneri, costruttori, informatici, professori, avvocati, politici e dirigenti…beh, allora, non avrebbe proiettili.

A loro e a tutte le vittime innocenti va la nostra Memoria e il nostro Impegno.


Avella

© RIPRODUZIONE RISERVATA

2 Comments


Andreana Caruso
Andreana Caruso
Apr 02, 2020

😍Grazie❤ siamo contente quando riusciamo a smuovere un pó di anime e sensibilitá 😘

Like

francamorgillo93
Apr 02, 2020

"Uccide invadendo i tuoi pensieri e la tua cultura…." é il pezzo che ha risvegliato la mia sensibilità! Ma ancora più "étonnante" l'accostamento dei filosofi più comunemente conosciuti, il paragone con il virus che chiarificano la sottile insinuazione della Mafia (lettera maiuscola non per importanza ma per pericolosità) . Il tutto contornato da un evidente e approfondito sapere della scrittrice! Direi...singolare!

Like

Modulo di iscrizione

  • facebook
  • instagram

©2020 di Per fare un albero ci vuole un fiore. Creato con Wix.com

bottom of page