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PER FARE UN ALBERO CI VUOLE UN FIORE

''Le  cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa ascoltare''.

Benvenuto in ''Per fare un albero ci vuole un fiore'', un progetto che nasce dall'incontro tra la passione per la letteratura e l'amore per l'arte di Mariarita e l'occhio sensibile e osservatore di Andreana. Ricco di contenuti interessanti ed esclusivi, il blog vuole essere uno scrigno dove gettare e condividere i nostri "lampi di mania."  Ci auguriamo che "Per fare un albero ci vuole un fiore" possa accendere anche la tua passione. 

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La letteratura crea la realtà- Museo dell'Innocenza

Aggiornamento: 30 gen 2020

Ai margini di una società intrappolata nella Rete del digitale, schiacciata, schernita, dimenticata, la Letteratura conserva intatto il suo potere. Un potere straordinario, quello di evocare e creare immagini e mondi, con due semplici strumenti: un foglio di carta e una penna. Forme e colori, volti e paesaggi, sentimenti e affetti, visioni… Tutto ciò, la letteratura ha il potere di far scaturire dall'allineamento di caratteri neri su una pagina bianca. Ma la letteratura si spinge ancora oltre: essa è in grado di trasformare la realtà. Le immagini generate dall'immaginazione mentale, dalla fantasia possono prendere forma, riempire spazi, assumendo la fisicità degli oggetti. Realtà e finzione, concreto e astratto, visibile e immaginario s’incontrano, s’intrecciano, si mescolano vertiginosamente per dar vita ad un capolavoro.

È il Museo dell’Innocenza di Orhan Pamuk. Lo scrittore, di Istanbul, compie gli studi per diventare pittore o architetto, fino a quando, all’età di ventidue anni, annuncia alla madre: non farò l'architetto, non farò il pittore, sarò uno scrittore. È una strada ardua, che lo porta ad affrontare la sfida del confronto tra la tradizione orientale e occidentale fino ad essere insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 2006. Due anni dopo, Pamuk pubblica il romanzo “Museo dell’innocenza”. È la storia di un amore travolgente e tormentato e di una lunga attesa post-rottura. Entrato in un negozio per comprare una borsa alla fidanzata, Kemal Basmaci, trentenne rampollo di una famiglia altolocata di Istanbul, si imbatte in una commessa di straordinaria bellezza: la diciottenne Füsun, sua lontana cugina. Fra i due ha ben presto inizio un rapporto anche eroticamente molto intenso, che travalica le leggi morali della Turchia degli anni Settanta. Tuttavia Kemal, nonostante viva con Füsun “l’istante più felice della sua esistenza” non si decide a lasciare Sibel, la fidanzata e, così, perde tutto: sconvolta dal suo comportamento, Füsun scompare, mentre Kemal, preda di una passione che non gli dà tregua e mosso da una struggente nostalgia, trascura gli affari, si ritrae sempre più dal suo ambiente e alla fine scioglie il fidanzamento. Quando, dopo atroci patimenti, i due amanti si ritrovano, nella vita di Füsun tutto è cambiato. Kemal però non si dà per vinto. In assoluta castità, continua a frequentarla per otto lunghi anni, durante i quali via via raccoglie un’infinità di oggetti che la riguardano: cagnolini di porcellana, apriscatole, righelli, orecchini, mozziconi di sigarette, ditali, saliere, mutandine, grattugie per mele cotogne…

«Kemal ama veramente Füsun, al punto da cominciare a collezionare oggetti per consolarsi del fatto di non poter avere la ragazza del suo desiderio, e per riportare a sé le sensazioni dei momenti consumati insieme – belli e cattivi –, calmando così i tormenti del cuore».

Alla fine del libro è stampato il biglietto d’ingresso al museo immaginario di Kemal e la parola scritta diviene realtà.

Nel 2012, infatti, viene inaugurato il Museo dell’innocenza in un palazzo rosso di fine Ottocento nel quartiere di Cukurcuma a Istanbul, nella casa dove avrebbe abitato la famiglia di Füsun. Il museo, al cui allestimento Pamuk ha lavorato per lunghi anni, raccoglie gli oggetti-reliquia e le immagini contenute nel romanzo. Le pagine si trasformano, così, in vetrine cariche di orecchini e locandine cinematografiche, borsette, pettini e mozziconi di sigarette.

«Scrivevo e raccoglievo oggetti. Quindi, tutto ciò che mi colpiva, lo portavo a casa. Giravo soprattutto per mercatini delle pulci», spiega Pamuk in carne e ossa.

Quando gli si chiede da dove sia nata l’idea di aprire un museo vero e proprio, e se questo proposito sia maturato prima o dopo la stesura del romanzo, egli risponde di aver concepito il libro e il museo insieme, come un progetto unico. Ma l’idea del museo nasce in lui già negli anni ’90, quando i suoi libri cominciarono ad essere pubblicati in Europa e lui si trovò ad essere invitato a conferenze e tour promozionali.

«Allora cominciai a girare, ogni volta che avevo un’ora libera, per musei. E non parlo del Louvre o del British Museum, ma di quelli piccoli, dove si perde il senso del tempo».

Addentrarsi in questo luogo magico significa lasciarsi trascinare in quel vortice tra realtà e finzione che solo la letteratura è in grado di costruire. Il presente si annulla, le barriere spazio-temporali si dissolvono e ci si ritrova catapultati nella quotidianità pulsante della Istanbul degli anni Settanta.

Ma più di tutto, ammirando i cimeli preziosamente conservati, il visitatore può rivivere la cronologia di una relazione che ha dato e tolto tanto, sin troppo, ai giovani amanti. Può cogliere le sfumature e le implicazioni di una storia d’amore, bella quanto triste: la passione, la rabbia, la bellezza, le negoziazioni, le accuse reciproche. Vivere i ricordi dei protagonisti come se fossero i propri, sentire sulla pelle, nel profondo delle viscere le loro stesse sensazioni, provare la fugacità della felicità per piombare nell'infelicità della perdita e delle scelte sbagliate. Nel Museo dell'Innocenza ci si muove sempre su un confine sottile, labile, quello tra verità e finzione. Pur avendo la consapevolezza che Füsun e Kemal non sono realmente esistiti, che quegli oggetti non possono appartenere alla bellissima protagonista, ma che sono stati acquistati dall'autore o molto spesso fatti da lui ricostruire, preferiamo lasciarci ingannare per sognare ancora un po'.

© Riproduzione Riservata

3 Comments


iesucarmen
Jan 15, 2020

Complimenti alla scrittrice...una riflessione e una spiegazione del romanzo che ti porta diretto al vero significato dell’opera, catapultandoti in una realtà avulsa dalla nostra povera di immaginazione e di passione. La scrittrice di questo articolo è riuscita a cogliere in pieno ciò che l’autore di questa meravigliosa opera ha voluto trasmettere ai suoi lettori, dando vita ad un amore nato da un’ immaginazione, riuscendo così a farci sognare e a toccarci nel profondo della nostra anima. Beh, la scrittrice Mariarita Astolfi ha fatto un ottimo lavoro.. è riuscita oggi tramite la lettura dei suoi pensieri chiari e diretti, a farmi sognare un po’.

Concludo augurando alle due talentuose ragazze che hanno creato questo blog una enorme crescita in questo nuov…


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elantaros
Jan 14, 2020

Complimenti... Articolo ben scritto. A tratti profondo, del resto la passione per l'arte è unica. 👏👏👏

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monkeyzdluffyz
Jan 14, 2020

Complimenti, articolo ben scritto e che racchiude un significato profondo ✌️

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