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PER FARE UN ALBERO CI VUOLE UN FIORE

''Le  cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa ascoltare''.

Benvenuto in ''Per fare un albero ci vuole un fiore'', un progetto che nasce dall'incontro tra la passione per la letteratura e l'amore per l'arte di Mariarita e l'occhio sensibile e osservatore di Andreana. Ricco di contenuti interessanti ed esclusivi, il blog vuole essere uno scrigno dove gettare e condividere i nostri "lampi di mania."  Ci auguriamo che "Per fare un albero ci vuole un fiore" possa accendere anche la tua passione. 

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L'amica geniale, storia di "smarginatura" e resilienza.

Aggiornamento: 4 mar 2020



Letteratura e realtà si intrecciano armonicamente nella penna misteriosa di Elena Ferrante, pseudonimo dell’autrice della tetralogia che sta appassionando il mondo. Le protagoniste di questo lungo romanzo di formazione sono Lenù e Lila, rappresentate nel loro estenuante tentativo di elusione dal destino di povertà e di subordinazione femminile a cui il rione sembra, inesorabilmente, costringerle. Il rione diventa una gabbia, una prigione senza sbarre, dalla quale fuggire, e la loro storia descrive il modo in cui ognuna di loro tenta di trovare la chiave per salvarsi dal baratro dell’ignoranza e della sottomissione. Lenù si alimenta di libri e cultura, privilegi costosi e per molti inafferrabili, con la determinazione della solitudine, essendo costretta a lottare contro una realtà circostante che la vorrebbe subito moglie e madre; Lila si ciba freneticamente della sua “genialità”, intesa come ossessione patologica di rivalsa e prevalenza su tutti e sul mondo. Anime e personalità diverse, capaci, però, di influenzarsi reciprocamente e, a tratti, negativamente, unite dal filo rosso di un’amicizia che resisterà a tempo e distanze. La realtà palpita nelle pagine e sullo schermo,perché i personaggi, tutti, nessuno escluso, sono messi a nudo, con i loro pregi e difetti, nella loro tangibile e cruda veridicità, senza slanci eroici,descritti nella loro struggente ed umana fragilità. La naturale propensione della Ferrante ad umanizzare i suoi personaggi e a rivelarne anche le zone più oscure è evidente nella descrizione del fenomeno che ella definisce “smarginatura”, qualificabile come la dirompente fuoriuscita dai margini della propria personalità ordinaria:


“ Lila immaginò, vide, sentì – come se fosse vero – suo fratello che si rompeva. Rino, davanti ai suoi occhi, perse la fisionomia che aveva sempre avuto da quando se lo ricordava, la fisionomia del ragazzo generoso, onesto, i lineamenti gradevoli della persona affidabile, il profilo amato di chi da sempre, da quando lei aveva memoria, l’aveva divertita, aiutata, protetta. Lì, in mezzo ad esplosioni violentissime, nel gelo, tra i fumi che bruciavano le narici e l’odore violento dello zolfo, qualcosa violò la struttura organica di suo fratello, esercitò su di lui una pressione così intensa che ne spezzò i contorni e la materia si espanse come un magma mostrandole di che cosa era veramente fatto”.


Anche l’amore esce dai contorni tradizionali, imposti da una società ancora bigotta e maschilista, per trasformarsi in passione anticonformista, dolore segreto, tradimento liberatorio, rifugio sicuro, follia pura. I sentimenti vissuti da Lila e Lenù non sopportano di essere incanalati nel vincolo matrimoniale , fatto di baci e mazzate. Anzi, c’è ripugnanza per l’ “amore” che trasfigura i corpi con la sua ordinaria violenza:


" Le madri di famiglia del rione vecchio (…) parevano aver perso i connotati femminili a cui noi ragazze tenevamo tanto e che evidenziavamo con gli abiti, col trucco. Erano state mangiate dal corpo dei mariti, dei padri, dei fratelli, a cui finivano sempre di più per assomigliare , o per le fatiche o per l’arrivo della vecchiaia, della malattia. Quando cominciava quella trasformazione? Con le gravidanze? Con le mazzate? (…) E tutto ciò che stavo imparando a scuola si sarebbe disciolto, il rione sarebbe tornato a prevalere, le cadenze, i modi, tutto si sarebbe confuso in una mota nerastra, Anassimandro e mio padre, Folgore e don Achille, le valenze e gli stagni, gli aoristi, Esiodo e la sboccatezza proterva dei Solara, come del resto era accaduto nei millenni alla città, sempre più scomposta, sempre più degradata? ”

Le difficoltà e i sacrifici per il raggiungimento della propria indipendenza saranno affrontati con resilienza dalle due protagoniste principali, forti e fragili allo stesso tempo, figlie di una rivoluzione moderna, refrattaria ad imposizioni e preconcetti, che le porterà, in un cammino fatto di contraddizioni e vicissitudini, a diventare finalmente donne libere di scegliere e di vivere.


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